29 settembre 2010

27 settembre 2010

la coda del guasto

le braccia di una piazza ed io lì fermo e zitto
come se ti avessi fatto un regalo e a te non resta che aprirlo
vedo qualcosa di scuro in te: blu come il cobalto
resterai abbastanza a lungo per guardare? 
per riuscire a leggerti tra le righe?



parco del guasto


dici dipende da me, dici che è colpa mia
amara luna, finestra aperta, dici: e così sia...
dici che dipende dal mare, dai sogni, dal ciclo mestruale 
che per te sono solo uno stupido, 
che non do peso a troppe cose 
così mi scivolano meglio addosso
che si contende l'osso con altri cani avari
perchè c'è più convenienza ad essere normali
che alla fine non mi do pena, 
basta andare a cena anche stasera

dici che non tornerai
perchè hai i tuoi piani 
e tutti gli altri cazzi per la testa
come ululare alle cagnette il giorno della festa
e arriverà la pioggia a guastare il sole
arriverà forte, c'è solo da aspettare


che siamo fuori come dei poggioli come gli aquiloni come i calci rotanti e i pannelli solari come gli ombrelloni in mezzo alla tempesta come la notte che scompare nella nebbia dopo una festa come i gazebo e i balconi come i finestrini appannati come i nostri momenti migliori come il sangue cattivo venutoci per amore o per necessità le vene storte e la mia rabbia da bar come le tue gambe dentro le gonne troppo corte come le stalattiti come i marciapiedi come le mie mani quando volevano sentire ancora se c'eri...

dici che verrà quel fottuto giorno

dici la luna ci berrà in un solo colpo
una nuvola nera, una caramella,
come un sogno ancora nella testa
ed io non ci sarò più dentro il nero dei tuoi cieli
arriverà la pioggia a guastare il sole
arriverà forte a guastarti il sapore

dico che è una chiavata venuta male questa vita
che se avessi la chiave 
non scassinerei tutte le volte la stessa serratura
arriverà la pioggia a guastare il sole
arriverà forte, c'è solo da aspettare

20 settembre 2010

paisà

paisà...
















...canta che ti passa 
(G. Canali)

backup


potrai trovarmi sempre qui: 
questo è l'indirizzo nuovo
al quale puoi spedire le tue labbra usate
discrete come un flacone di lexotan
giù per la gola

due volte al dì, mattina e sera, a vita…

che un fulmine ci cada in testa
un dolly fulminante carico di riverberi
che se alzi il volume puoi sentirci il mare
come il fulmine caduto quella notte 
per non farci più tornare

hai fatto il backup del tuo cielo oggi?
o hai tenuto ancora in serbo 
quella sfumatura livida che tieni solo per me?

hai fatto il backup del tuo cielo oggi?
o ti è venuta ancora voglia di me?

16 settembre 2010

riguardo ai salvagente


non le lacrime, né l'amore, né il rimpianto
cerco solo qualcosa di meglio
ho fatto i bagagli
impacchettato tutto
insieme alle bugie, 
a qualche mio brutto sogno...
buona fortuna per tutto.

un martedì maledetto...

tutti gli addii sono improvvisi: scendono, inaspettati
ridammi un pò di te, un poco quei giorni
l'euforia che ci teneva stretti

perchè ogni cosa è stata per te
ogni cosa è in cerca dell’altro
lo scrivo così: tu non dimenticarlo...

non è fiducia, nè colpa, nè un'altra stupida illusione
sei svanita, da un'altra parte, un'altra volta
e adesso ancora, come la prima...

ho fatto i bagagli, ho tutto pronto: 
buona fortuna per tutto

14 settembre 2010

serpi

Un anno strano: 
bizzarri desideri camminano fianco a fianco...
Le serpi che volevano il tuo posto 
le ho bruciate vive sotto una luna scura

e adesso dimmi cosa c'è? cosa vuoi di più? ...e cosa rimane di noi? se non le rate da pagare della nostra nuova vita insieme. finita ancora prima di sparecchiare. osservo impassibile il lento e inesorabile aumento dei tassi d'interesse sui nostri sogni, comunque distinti. Completamente svegli. Io cerco una persona. una qualunque, anche in prestito va bene. una qualunque. ne possiamo parlare?

...e le lacrime che non usciranno 
lieviteranno dietro gli occhi come un cancro...


Io taglierò le vene a queste serpi 
di strisciante e quotidiana banalità!

Affinchè la morte ci trovi vivi 
e la vita non ci trovi morti.

13 settembre 2010

lagodimezzo

Se fossi un mago, giuro lo farei:
butterei nel lago i pensieri che sanno di lei.
Molto più di quel che so io e che forse mai saprò;
quando prima del sonno fisso il vetro e ti attendo.
Sicuro che non tarderai 
e stavolta, forse, resterai. 
Giusto quel poco in più...

Propoli al veleno: dimmi cosa vuoi di più?
Sei sempre così dolce o è solo che non fingi più?
Ingenua mormori scuse che ormai non curano più
e i sogni dentro i muri, senza Kryptonite, non usciranno più.
Incerto su quel che farai: se anche stavolta scapperai da me.
I miei poteri non funzionano più con te...

Vicolo Ospitale! Risparmiami l'ironia!
Supereroe banale! La strega-miele è solo mia!
Vicolo Ospitale! Risparmiami l'ironia!
Supereroe volgare! Da questo muro non verrò più via
se non ci credi più...

Se fossi un mago, giuro, ti direi di più.
E in mezzo a questo lago, come uno specchio ti rifletterei più in blu...
Addolcisci la furia, morbida sale: ti vorrei sempre di più.

La Kryptonite non ce l'ho io: ce l'hai sempre avuta tu...

pamphlet.toilet

9 settembre 2010

1) R.I.P.


benvenuti nella Riserva
la Riserva Indiana della Provincia

Come sempre c’è una bella mattinata grigio-pallida, avvolta di quella nebbia lontana dietro cui il sole irradia la sua indifferenza. Quasi come a dire, fottencazzo… che anche oggi lui ne ha per le palle; se la prenderà comoda, vagherà in mutande per casa ancora un pò, e lascerà che la brezza umidiccia a cui siamo tanto affezionati la faccia da padrona, almeno per un paio d’ore ancora. Nuvole di schiuma rarefatta si levano dai fossi invasi dalle nutrie e dalle erbacce alte (che qualcuno si deciderà a tagliare prima o poi, giusto subito dopo un paio d’incidenti sugli incroci strategicamente più vantaggiosi per crepare, no anzi:  meglio se i due fatti (incidenti ed erbacce) avvengono in concomitanza, magari poco prima delle elezioni…), si levano dagli argini silenti dei fiumi e dei canali di scolo monitorati, dai canali smantellati, dai chiusini anteguerra e dalle pompe idrovore, le uniche a reggere il confronto con le pratiche extra-matrimoniali di chi nella riserva conserva ancora quel gusto, tutto sportivo, per la competizione a tutto campo contro la noia coniugale e l'età che avanza fastidiosamente; le uniche a reggere contro la paura più folle degli abitanti di questo strano luogo, e cioè l'acqua. l'acqua che un tempo ci circondava e che forse ci teneva uniti. L’acqua che ci controllava, che ci teneva asserragliati e prigionieri, qua in mezzo, nel punto più basso della pianura: quello della secca, dei relitti incagliati e arrugginiti, dei tesori e delle cianfrusaglie che appaiono appena si ritira la marea, insieme ad un consistente numero di assorbenti usati, lembi di cellophane e bottiglie contenenti messaggi sempre meno interessanti, invasi dagli emoticons, :-)!. L’acqua che in tempi più lontani ha permesso un’esistenza di sole palafitte marcescenti come spettri sul pelo dell’acqua. e canapa (quando ancora non si sapeva fumarla). e brodetti di teste d’anguilla. e primi di teste d'anguilla. e secondi di teste d'anguilla. e contorni di teste d'anguilla. e teste d'anguilla in umido! Quindi a meno che tu non fossi un rettile o un viscido anfibio con la raucedine non avevi molte possibilità di esistere. Ora l’acqua non c’è più ma s’affoga lo stesso. Si danza col presente come in preda a una mesta agonia. si fugge solo per farsi venire voglia di tornare. E così siamo giunti ancora fino a qui, il primo dì della festa, come tanti pindaro incazzati, all'alba stanca di un giorno qualunque nell'inesorabile successione di questi anni con lo zero davanti. le sagome dei palazzi incombono come i pazzi addormentati nei loro lettini da manicomio comunale, intrappolati in qualche sogno infantile, violento e privo di senso. le persone quasi invisibili: trasparenti come i loro sogni dispersi. le macchine dei pendolari inchiodano e ripartono;  maciullano il fondo della strada, quella che porta al mare, che porta alle città, fuori dai confini della riserva. il pedale del gas pigiato sempre un pò oltre il limite di sopportazione, l'eccessivo grip sull'asfalto che scuoia pneumatici manco fossero arrivati i sioux; l’appiattimento visivo della pianura che gioca col sonno rimasto intrappolato dietro gli occhi dopo il brusco risveglio. Ma ne pensiamo sempre una più del diavolo per tenerli vispi! basta che si decida di tagliare l'erba dai fossi, chiudere un buco con lo sputo che tanto si riaprirà, magari alle prossime elezioni... decidere tutto d'un tratto di rifare l'asfalto per quando torneranno i camion della marcegaglia... In tutta questa bagarre di stimoli e incornate e bestemmie ed avvisi di lavoro in corso per tenerci svegli sono in pochi a vederlo quella mattina. quasi nessuno a dir la verità. sopra l'argine maestro del fiume, secoli dentro i secoli, una figura avanza col passo pesante dentro quell’irradiarsi di sole sconfitto, come fosse una vecchia stampa del passato, ingiallita e smangiucchiata ai bordi, come un dagherrotipo sghembo, ante-guerra, ante-tempo... (di prima che la piccola riserva rimanesse sfigurata da una sconfitta mondiale, divisa dagli ammazzamenti tra i vari colori vivi subito dopo quella, stordita dal grigio torpore che ha avvolto l’italia intera per decenni… e alla fine, rimasta senza identità alcuna, dopo la caduta del muro di mattoni rossi, e ognuno era un mattoncino... ma si sono chiusi dentro per fare i loro porci comodi, mentre la calce veniva via dagli interstizi, e le crepe e l'edera facevano il resto… e alla lunga la festa è degenerata... e si son messi a pisciare in faccia al muro...)

...eccolo dunque che avanza col passo faticoso dello scariolante, del contadino, del Passatore, del vagabondo... avanza per dirci che questo piccolo mondo sta per finire.

7 settembre 2010

telegenìa



scende Settembre a placarti 
(sole freddo e bizzarro)
a mettere ordine nella tua voce
oscurando le stonature
queste mie dissidenti parole

la luna ormai ha esaurito il suo giro
cambia di colpo la faccia e l’umore
come se tu non potessi più cambiare canale

Ma il mio programma va in onda di notte
vorresti sapere il perché? 
Ma dai, fa niente:
tu di sicuro a quell’ora già dormi da un po’
e così perderai il mio show...

e così sono sceso di casa 
(faccio un po’ di spazio)
prima che sogni di te 
querelo i pensieri stonati
sperando non sia già troppo tardi

...peccato, 
perché in tv vengo bene 
anche quando non voglio,

anche quando piango per te